Nell’area dell’ex opificio Saurer ad Arbon sta sorgendo un nuovo quartiere cittadino, nella zona vicino alla stazione in cui nel 1869 Franz Saurer avviò la produzione di macchine per maglieria. A partire dal 1903 sul Lago di Costanza furono costruiti anche autocarri e in seguito veicoli militari. Ogni giorno, nel 1920, giungevano in que-sta città industriale quasi 3000 operai, nel 1963 oltre 4500. La fine degli anni 1990 vide il declino della fabbrica Saurer. Nel 2012 un’impresa edile e immobiliare ha acquistato i 20 ettari di terreno dismesso, promettendo di investire mezzo miliardo in un nuovo quartiere residenziale e lavorativo e di realizzare, insieme alla città, un parco di due ettari. Si tratta di uno spazio libero di forma arcuata che collega la stazione con il tranquillo spazio fluviale dell’Aach, crea nuovi percorsi pedonali e ciclabili attraverso l’area e funge da cerniera tra i nuovi capannoni industriali e le modeste abitazioni operaie esistenti.

Un arco di spazio libero porta dal lago all’Aach, alla sua foce nel Lago di Costanza. Collega anche le costruzioni esistenti con quelle nuove. Il parco è formato da una piazza cittadina di passaggio e una parte di parco assai ricca di verde, che insieme formano un tutt’uno. La configurazione riprende temi del passato industriale della zona. La presenza di siti contaminati ha imposto una riduzione al minimo degli interventi di modifica del terreno e la collocazione del parco sul sedime industriale esistente e intatto. Aiuole verdi vi formano un parco a struttura reticolare, caratterizzato da linee di movimento fluide che proseguono nella piazza transitabile, tratteg-giate sul terreno asfaltato come piccole lenti di ghiaia.

Frammenti di binari industriali e la recinzione della fabbrica trovano una nuove veste come tracce storiche: il binario, riempito di cemento, sfrutta abilmente il patrimonio costruito per le esigenze odierne e la recinzione, accuratamente restaurata, non si limita a tracciare un confine ma rappresenta anche il punto di passaggio dall’insediamento operaio piccolo-borghese al quartiere cittadino moderno. Sfruttando le caratteristiche minerali del suolo è stata impiantata una comunità vegetale pionieristica, sperimentale e basata sul territorio, con specie che crescono sia su terreni ghiaiosi che nelle falde freatiche poco profonde. Gruppi di alberi a più tronchi, volutamente piantati in obliquo, sono disposti tra i binari, formando una struttura arborea che produce un impatto duraturo sul territorio, lascia spazio ad alcune radure e accentua singoli luoghi.

A Basilea vivono circa 200 000 persone di 200 nazionalità diverse : la città è il centro di una vasta regione posta all’intersezione fra tre nazioni e fondata sull’industria chimica e farmaceutica, su una fiera di fama mondiale e sull’importanza del suo centro finanziario e bancario. Insieme ai Comuni di Riehen e Bettingen copre una superficie di 37 chilometri quadrati, un’area che fa di Basilea Città il più piccolo Cantone svizzero.

Negli ultimi anni la città ha notevolmente rafforzato la sua attrattiva come ambiente di vita e di lavoro. Nonostante le dimensioni ridotte, verso la fine degli anni 2010 la liberazione quasi contemporanea di diversi siti industriali e infrastrutture per un totale di 113 ettari (circa il 5 % della superficie cantonale) ha reso necessaria una riconsiderazione del territorio e delle sue dinamiche. In questo contesto è stato indispensabile elaborare una prospettiva urbana globale, che definisse i legami esistenti tra le diverse aree e favorisse le interrelazioni. Per rispondere a questa esigenza, il servizio Urbanistica e architettura (S&A), sotto la direzione dell’architetto cantonale Beat Aeberhard, ha dato vita a uno specifico forum per l’urbanistica di Basilea.

Da un lato il processo, denominato « Forum Städtebau Basel 2050 », ha previsto la creazione di un gruppo di accompagnamento urbanistico composto da varie figure professionali che assicurano la continuità dello sviluppo della città apportando una prospettiva critica a livello strategico. Dall’altro, il forum vuole incoraggiare un ampio confronto con la popolazione.

Ruolo del Cantone : Avviare, guidare e accompagnare il processo, ascoltare…
Organi responsabili : Bau- und Verkehrsdepartement Kanton Basel-Stadt, Städtebau & Architektur; Kantons- und Stadtentwickung, Präsidialdepartement Kanton Basel-Stadt; Immobilien Basel-Stadt, Finanzdepartement Kanton Basel-Stadt
Partner delle « Giornate di dialogo 2023 » : FAS Federazione Architette e Architetti Svizzeri, FSAP Federazione Svizzera Architetti Paesaggisti e SIA società svizzera degli ingegneri e degli architetti, l’Istituto d’architettura FHNW, Agglo Basel, i segretariati distrettuali di Kleinbasel e Basilea Ovest, l’associazione Gundeldinger Koordination (GuKo), la fondazione Christoph Merian (CMS), Kühne Wicki Future Stuff, i servizi amministrativi di Basilea Città e Basilea Campagna e i Parlamenti dei Giovani.
Sito web del progetto : Basel 2050 – Willkommen

La crescita e la trasformazione della città di Basilea avvengono in un contesto di sfide climatiche, crisi delle risorse e della biodiversità, migrazione e nuovi schemi abitativi e lavorativi. In questo contesto dinamico la cultura della costruzione svolge un ruolo cruciale. Il « Forum Städtebau Basel 2050 » stimola la discussione sulla cultura della costruzione e sull’urbanistica, incoraggia il dialogo e promuove lo scambio di conoscenze tra i diversi attori coinvolti nella città e nel suo futuro. L’obiettivo di questo forum è quello di favorire un dibattito il più ampio possibile, integrando costantemente le mutevoli e crescenti esigenze che la città di Basilea deve affrontare. Ciò consentirà di definire collettivamente il futuro urbano tenendo conto delle molteplici sfide contemporanee.

Il forum ha organizzato il suo primo evento pubblico nell’autunno del 2020 presso il Museo svizzero di architettura (S AM), proponendo una mostra e una serie di dibattiti sullo sviluppo urbano di Basilea, in chiave sia passata che futura. L’esposizione, accompagnata da dieci tavole rotonde, visite guidate e presentazioni di film, ha offerto al pubblico un’opportunità unica di partecipazione attiva.

Dai confronti sono emerse le principali sfide per la città di Basilea, riassunte nel documento « Posizione 2022 ». Concepito come guida per la gestione urbana e come strumento di comunicazione, presenta sei slogan coinvolgenti :

• A Basilea ha bisogno di ulteriori identità!
• B Lo spazio pubblico appartiene a tutte e tutti!
• C Basilea collabora con i suoi vicini!
• D Senza partecipazione la città non vive!
• E Costruire a Basilea significa continuare a costruire!
• F Le zone di sviluppo sono i laboratori della città di Basilea!

In continuità con questo approccio, il servizio S&A ha organizzato le « Giornate di dialogo 2023 », coinvolgendo la popolazione e vari servizi interni ed esterni all’amministrazione. Il variegato programma prevede tre giornate tematiche incentrate su questi interrogativ i: « Continuare a costruire – ma come? », « Lo spazio metropolitano di Basilea? » e « La città di fronte al cambiamento climatico? ».

della cultura della costruzione. Portando avanti l’approccio iterativo dell’iniziativa, i risultati delle « Giornate di dialogo 2023 » saranno rielaborati per stilare un documento conclusivo, la « Posizione 2024 », che costituirà una base significativa per indirizzare lo sviluppo urbano della città integrando i riscontri e le idee ottenuti con questa forma innovativa di dialogo partecipativo.

La collaborazione tra diversi Comuni fa sfumare i confini comunali e le affiliazioni di partito, e pone in rilievo lo sfruttamento delle sinergie in qualsiasi ambito, secondo il motto «insieme si lavora meglio». La qualità delle decisioni in materia di costruzione e pianificazione è nettamente superiore grazie alla consulenza specialistica intercomunale per la progettazione edilizia. Inoltre, l’organizzazione dei lavori diviene più professionale, efficiente ed economica. Pochi Comuni creerebbero un simile comitato potendo contare solo sulle proprie forze. Le forme di cooperazione, come l’esempio della consulenza specialistica intercomunale per la progettazione edilizia, rappresentano per i Comuni di piccole e medie dimensioni opportunità per coltivare una cultura della costruzione di qualità.

I Comuni, come forma organizzativa, sono essenziali per i bisogni strategici e amministrativi della nostra società. Al Comune si può chiedere un orientamento, un quadro di riferimento chiaro per la popolazione e la politica. Il Comune, inoltre, crea identità. Per molti aspetti, i Comuni confinanti fanno già oggi parte di una più ampia unità regionale, per esempio sotto diversi aspetti: peculiarità paesaggistica, passato comune, impostazione comune dei trasporti, comprovata cultura dello scambio, vita associativa e collaborazioni in atto e consolidate (circoli scolastici, servizi sociali regionali, vigili del fuoco regionali ecc.).

I quattro Comuni di Wohlen, Meikirch, Bremgarten e Kirchlindach, a nord di Berna, hanno creato nel 2011 un gruppo di specialisti per la progettazione edilizia, composto da un esperto in pianificazione del territorio, uno in architettura e uno in architettura del paesaggio. Le attività del gruppo sono definite e stabilite nei regolamenti edilizi comunali. Le autorità preposte alla pianificazione e al rilascio di permessi di costruzione si avvalgono della consulenza specialistica del gruppo secondo necessità, nei casi rilevanti per l’impatto sull’insediamento e sul paesaggio o per questioni specifiche concernenti la pianificazione del territorio, l’architettura o l’allestimento degli spazi esterni. Le domande di costruzione e le richieste preliminari vengono esaminate e valutate dal punto di vista estetico. Il gruppo redige un rapporto nel quale si analizza e valuta la situazione e si formulano delle proposte all’attenzione dell’autorità competente per la pianificazione e il rilascio di permessi di costruzione. Si tratta di valutazioni che fungono da base decisionale per le varie decisioni di pianificazione e costruzione. Il gruppo di consulenti non è autorizzato a prendere decisioni in autonomia. Inoltre, non si intrattiene alcuna trattativa o corrispondenza con chi presenta la domanda. Il punto di contatto è sempre il rispettivo Comune.

Il gruppo di consulenza si riunisce una volta al mese o secondo le attività correnti. L’annuncio viene fatto dal committente o dal progettista nel Comune in questione. Agli incontri partecipano, oltre ai membri del gruppo, il personale dell’ufficio Costruzioni interessato dai casi da esaminare, i progettisti e i committenti. L’attività viene presentata dai committenti o dai progettisti sulla base dei piani e dei modelli. Prima della seduta, il gruppo di consulenti non riceve alcun fascicolo sul progetto. Una volta formulata la consulenza, la valutazione viene comunicata oralmente ai presenti. Entro 14 giorni segue un rapporto scritto che viene recapitato ai progettisti per il tramite del Comune di pertinenza. A eventuali domande o dubbi risponde l’ufficio Costruzioni comunale.

Quasi un quarto dei corsi d’acqua e dei ruscelli in Svizzera è stato rettificato, trasformato o ricoperto, con un forte pregiudizio allo svolgimento delle loro funzioni naturali. La situazione preoccupa sull’Altopiano svizzero, dove lo sfruttamento intensivo ha fatto sì che quasi la metà dei corsi d’acqua sia ora assai lontana dal proprio stato naturale. Queste alterazioni minacciano molte specie animali e vegetali, laddove non siano già scomparse.

La legge federale sulla protezione delle acque (LPAc) rivista nel 2011 impone ai Cantoni di pianificare e attuare misure di rivitalizzazione. I processi di rivitalizzazione sono essenziali per ripristinare l’equilibrio naturale degli ecosistemi acquatici svizzeri, preservare la biodiversità, rafforzare la protezione dalle inondazioni e nel contempo soddisfare le esigenze della società moderna.

Ruolo del Comune: aprirsi a nuove idee, comunicare, coordinare, ascoltare, mediare, agire da intermediari, attuare, negoziare.
Organi responsabili: Gemeinde Bever
Progettazione: ARGE Ingenieurbüros EichenbergerRevital, Hunziker, Zarn & Partner und Ecowert
Fonte: Plattform Renaturierung

L’Inn è un fiume di 517 chilometri che sgorga nell’Alta Engadina e attraversa la Svizzera, l’Austria e la Germania, dove confluisce nel Danubio. Due terzi del suo corso passano all’interno delle Alpi.

Nel 2010 nel Comune di Bever si sono constatati segni di cedimento su entrambi gli argini di protezione dalle piene, costruiti alla fine degli anni Cinquanta. Poiché ripararli avrebbe comportato costi ingenti, il Comune cercava altre forme di risanamento: da qui è nato il progetto di rivalorizzazione.

Uno studio del Politecnico federale di Zurigo ha messo in luce l’alto potenziale ecologico dell’allargamento dell’Inn. I prati umidi lungo il corso d’acqua sono importanti luoghi di cova e, per tale motivo, sono classificati tra le golene d’importanza nazionale. Tuttavia, il loro collegamento con il fiume si presentava carente e non permetteva l’alternarsi di acque alte e basse; il paesaggio ripuale rischiava perciò di prosciugarsi, mettendo a rischio la conservazione della biodiversità locale.

Il coinvolgimento di tutti i gruppi di interesse è stato essenziale per l’accettazione e l’attuazione del progetto di rivitalizzazione.

Chi possedeva i terreni direttamente interessati dal progetto ha ricevuto dal Comune un risarcimento materiale per i suoli toccati, ma le preoccupazioni restavano comunque numerose. Queste persone, dunque, sono state inserite nel gruppo di accompagnamento del progetto, composto da rappresentanti di vari servizi cantonali, di associazioni per la protezione della natura e della stazione ornitologica di Sempach.

Il cammino verso la realizzazione del progetto è stato lungo e ha richiesto un intenso lavoro di persuasione. Sono serviti anche importanti interventi meccanici, in particolare per demolire gli argini, e i lavori hanno perturbato temporaneamente la flora e la fauna.

Nel 2020 ai 660 metri iniziali è stata aggiunta una seconda fase di rivitalizzazione per una lunghezza di 2,3 km. I 10 milioni totali richiesti per l’intervento sono stati finanziati per il 90 per cento dalla Confederazione e dal Cantone. Il resto è stato finanziato da vari Comuni e con il sostegno di fondi e fondazioni.

Se tutto andrà come previsto, nel 2030 l’Inn sarà rivalorizzato ecologicamente su un tracciato di circa 12 km, quasi senza interruzioni, da St. Moritz a Zuoz, passando per Celerina e Bever, e offrirà un paesaggio golenale di alto valore per la biodiversità. Si tratta del più grande intervento di rivitalizzazione di una zona golenale in Svizzera.

La cultura della costruzione, intesa come norme e valori vissuti ponendo l’accento sulla qualità, apporta un valore aggiunto, un guadagno in termini di qualità della vita in tutte le situazioni – in questo caso nella terza età.

Ruolo del Comune: sostenere, consigliare, approvare
Organi responsabili: privati
Architettura: Bürgi Schärer, Architektur und Planung, Berna
Fonte: Siedlungsentwicklung nach innen, RUBD, DDTE, DVER

Viverci dopo i 50 anni: con quest’idea è stata creata a Bonaduz una società cooperativa. Provenendo da località differenti, i fonda-tori hanno trovato qui il luogo giusto per realizzare il loro progetto – la posizione nel centro del villaggio è ideale, a pochi passi si tro-vano la stazione, negozi e servizi.

Due nuove costruzioni, poste tra il nucleo della città vecchia e la stazione, completano la struttura insediativa di Bonaduz. I palazzi in legno dalle linee semplici, a tre o quattro piani, riprendono la tipologia dei tradizionali casali del villaggio, conferendo un’immagine al contempo nuova e familiare. Si tratta del primo progetto cooperativistico nel Cantone dei Grigioni per strutture abitative rivolte a chi ha superato i 50 anni.

I lavori di architettura sono stati affidati mediante un concorso tra sei studi. Nella presentazione delle proposte ci si è concentrati principalmente sulla formulazione di idee e concetti relativi all’organizzazione e alla filosofia del luogo, al coinvolgimento dei futuri inquilini e alle diverse tipologie di appartamenti. Le due case offrono 26 alloggi di varie metrature per coppie e persone singole. Vi sono inoltre uffici, una camera per gli ospiti ad uso comune, una sala comune e uno spazio dedicato al benessere. Tutti gli appartamenti sono progettati tenendo conto delle esigenze della vecchiaia e offrono, con ampie logge angolari, varie viste sull’esterno. Lo spazio esterno comprende un giardino comune curato dalla cooperativa, nel quale i residenti possono allestire anche un orticello individuale.

La compattezza, l’ottimo isolamento termico e l’utilizzo di energie rinnovabili sono gli elementi chiave del concetto energetico. Un riscaldamento a pellet assicura calore e i pannelli solari garantiscono l’approvvigionamento di acqua calda. Gli edifici sono certificati Minergie-P-ECO.
La struttura di base in calcestruzzo è riempita di muratura. La facciata è rivestita con doghe in legno di larice. Gli edifici sono dotati di ventilazione confortevole con recupero del calore. A causa della posizione geografica e in considerazione delle reali esigenze di mobilità, il numero di posti auto è limitato a dieci nel seminterrato e una dozzina al piano strada, compresi quelli per i visitatori.

Il concetto stesso del trascorrere gli anni della vecchiaia in modo collettivo, autonomo, circondati dalla natura, è innovativo già di per sé. Il mix di appartamenti conferisce un benefico valore aggiunto a Bonaduz e alla regione circostante. Interessanti per chi è meno giovane sono anche le strutture adeguabili e l’offerta di spazi ad uso comune e opzioni di utilizzo integrative come le stanze per gli ospiti, gli uffici e i locali da lavoro oppure la sauna.

Oggi questo tipo di analisi, disponibile nel Cantone di Appenzello Esterno e in numerose altre regioni, è considerato un modello di successo. La procedura standardizzata per l’analisi degli immobili aiuta i proprietari a valutare in modo differenziato le prospettive di sviluppo dei loro edifici.

Ruolo del Cantone e del Comune: avviare, comunicare, supportare
Organi responsabili: EspaceSuisse stipula contratti con gli organi
responsabili, offre formazione agli architetti e si occupa del controllo della qualità.
Fonte: Densipedia

Il paesaggio culturale dell’Appenzello è unico: colline prealpine, insediamenti sparsi, singoli alberi. Dei circa 24 000 edifici del Cantone il 47 per cento, circa 11 000, risale a più di un secolo fa. Alcuni di essi richiedono cospicui interventi di risanamento. Se negli ultimi anni e decenni la manutenzione è stata trascurata – se non del tutto «dimenticata» –, vi è il rischio che il risanamento si riveli oneroso e, in rari casi, che la costruzione vada completamente demolita. Inoltre, l’evoluzione strutturale dell’agricoltura porta a nuove esigenze di utilizzo delle costruzioni.

Al Cantone di Appenzello Esterno sta molto a cuore la salvaguardia della sostanza degli edifici e la loro valorizzazione per le esigenze attuali. La cosiddetta «analisi dell’immobile» è un buon esempio di approccio proattivo a questa sfida, con procedure professionali seguite dai proprietari fondiari e dalle autorità.

Un esempio riuscito si trova a Bühler, in Dorfstrasse 82: una maestosa casa signorile a tre piani degli inizi del secolo XIX, risanata con l’aiuto del servizio cantonale di tutela dei monumenti storici. I proprietari avevano infatti saputo che nell’Appenzello Esterno si può far eseguire a esperti del ramo un’«analisi dell’immobile» per gli edifici antichi «determinanti per l’aspetto del villaggio». Si tratta di una valutazione degli edifici dal punto di vista economico e della tutela dei monumenti che viene eseguita prima della vendita, della ristrutturazione o del riutilizzo adattativo. Il Cantone si fa carico di un terzo del costo di 6 000 franchi e contribuisce in questo modo a preservare l’ineguagliata cultura della costruzione dell’Appenzello.

L’analisi dell’immobile viene realizzata da architetti in possesso di apposita formazione. A una breve descrizione dell’edificio e delle sue condizioni si affiancano raccomandazioni di ammodernamento per i proprietari o proiezioni su un’utilizzazione futura. Indicazioni dei costi e del rendimento atteso illustrano altresì le prospettive di sviluppo. Giova sottolineare che l’analisi non si pone come progetto di costruzione ma piuttosto come punto della situazione in chiave strategica.

© Swisstopo
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A Bühler il consulente di lunga esperienza si è reso subito conto che il pregiato immobile storico-culturale presenta molte qualità che con la giusta attenzione si possono conservare o persino rivalutare. Il risanamento termico, in particolare, comporta il rischio di modificare la facciata, nullificando l’architettura dello stabile. In Dorfstrasse 82 è stato possibile, con grande know-how, mantenere e in parte sostituire la storica facciata in scandole di legno.
Oggigiorno quattro risanamenti su cinque vengono eseguiti senza un supporto esperto; si risana «a toppe», in alcuni casi con gravi danni per l’economia e la cultura della costruzione. Non di rado, i proprietari si trovano a non saper gestire la situazione. L’analisi dell’immobile si inserisce in questo contesto, offrendo a un prezzo accessibile una base decisionale completa, adattata alla proprietà, e ciò rappresenta un notevole valore aggiunto per i privati e il pubblico.

L’area Bucher è un esempio di trasformazione sostenibile e di ge-stione di un prezioso patrimonio costruito. Il risultato risponde alle esigenze e alle sfide energetiche o climatiche del tempo presente.

L’area dell’ex cotonificio Bucher AG si trova vicino alla stazione ferroviaria e al centro storico di Burgdorf. Una cassa pensione ha acquistato la superficie per sfruttarla e svilupparla in modo sostenibile. Gli edifici della fabbrica sono stati valorizzati secondo i principi della tutela dei monumenti storici e con la partecipazione degli inquilini.
I nuovi edifici densificano l’offerta di utilizzo, pur non cancellando in alcun modo la storia dell’area. Di pari passo, la piccola centrale idroelettrica è stata rinnovata e sul tetto a shed ha trovato posto un impianto fotovoltaico.
La prima mossa è stata fatta dagli utilizzatori, dalla città, dal servizio di tutela dei monumenti storici e da altri soggetti rilevanti, che in un processo partecipativo hanno definito l’immagine di come andrà trasformata la zona. Su questa visione si è poi sviluppato il necessario piano particolareggiato di utilizzazione.

Nell’area Bucher si pone l’accento su un approvvigionamento energetico sostenibile. Si è quindi rinnovata la piccola centrale idroelettrica, una testimonianza storica che ora dispone di una nuova turbina. Insieme all’impianto fotovoltaico montato sul tetto a shed, la centrale alimenta la nuova pompa di calore geotermica. In futuro, tutta l’area potrà così disporre di energia rinnovabile ed ecologica. La centrale fa parte della cooperativa Wasserkraftwerke Burgdorf.

La forma migliore di densificazione urbanistica per l’area è stata determinata con una procedura di concorso. Il risultato doveva rispondere a elevati standard qualitativi, poiché Burgdorf con l’area Bucher è iscritta nell’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (ISOS). Le nuove costruzioni, di varie altezze fino a otto piani, ospiteranno appartamenti e locali abitativi/lavorativi e saranno occupate nel 2023. Le modalità di sviluppo delle superfici esterne dei nuovi edifici saranno finalizzate con la prima locazione e in un quadro di collaborazione. Intorno a Bucher-Platz sorgeranno nuovi spazi comuni che animeranno l’intera area. Al termine dei lavori, la gestione autonoma delle aree comuni, dello spazio comune e del giardino sarà affidata a un’associazione locale e a un’associazione abitativa.

La città di Burgdorf ha dato un sostegno attivo al processo fin dall’inizio, contribuendo allo sviluppo del concetto. Un contratto di progettazione tra i proprietari fondiari e la città di Burgdorf discipli-na i costi procedurali e infrastrutturali. Infine, la città ha legittimato anche il piano particolareggiato di utilizzazione. Una volta ultimata la trasformazione dell’area, oltre a varie attività commerciali, un complesso residenziale e nove loft, saranno disponibili ulteriori 50 appartamenti circa. Di questi, nove unità sono combinate in una forma abitativa semi-comunitaria, un cosiddetto «cluster».

La pianificazione dell’area Papieri fornisce la prova concreta del successo del processo di pianificazione territoriale – dalle sovraordinate linee guida per l’urbanistica e l’architettura allo sviluppo concreto dell’area.

Ruolo del Comune: guidare, decidere, coordinare, negoziare
Organi responsabili: Comune e privati
Mediazione: Fritz Schuhmacher, Basilea
Esperti: numerosi esperti di pianificazione di diverse discipline
Fonte: Densipedia

Le linee guida per l’urbanistica e l’architettura di tutto il Comune, pubblicate nel 2015, promuovono la qualità e l’accettazione da parte del pubblico di progetti di costruzione e sviluppi di aree di grande rilievo (cfr. Cham: pianificare lo spazio con una guida). Cham utilizza il documento come guida allo sviluppo dei quartieri e delle aree.
Il Comune, in collaborazione con chi vuole costruire, combina procedure di concorso e processi partecipativi – anche nell’area Papieri. La zona è oggetto di riutilizzo adattivo per seguire il forte impulso allo sviluppo che vi si registra. Il processo di pianificazione sperimentale ha seguito diverse fasi. Ne è conseguito un piano di edificabilità ampio e sofisticato, in piena armonia con l’evoluzione per tappe. La seconda fase della trasformazione è stata approvata nel 2022, nello spirito delle linee guida per l’urbanistica e l’architettura sviluppate per tutto il Comune e del processo di pianificazione dell’area.

I 12 ettari dell’area Papieri si trovano lungo la Lorze, il fiume che li attraversa e rappresenta un’opportunità per la qualità della vita; accessibile al pubblico, rimane un elemento di costruzione identitaria. La cartiera si trovava nel perimetro della zona di lavoro prima che l’area venisse inclusa in un piano particolareggiato di utilizzazione a causa del processo collaborativo di pianificazione. L’area appartiene all’insediamento di Cham, che è d’importanza nazionale (ISOS). Questa pianificazione dimostra che l’ISOS lascia spazio a soluzioni innovative se l’intento di sviluppo è di alta qualità. Il Cantone di Zugo, d’intesa con i proprietari fondiari e il Comune, ha posto sotto tutela alcune preziose testimonianze legate alla cultura della costruzione. Già oggi creano identità e possono apportare un contributo Importante alla qualità dello sviluppo futuro.

Il Comune ha contrattato con i proprietari fondiari di elaborare congiuntamente la pianificazione e ripartire i relativi costi, avendo così la possibilità di influenzare il macrosviluppo dell’edificato e la trasformazione del quartiere. Lo sviluppo concreto dei progetti di costruzione è invece di esclusiva competenza dei proprietari della superficie. Il processo di pianificazione congiunto, durato quattro anni, ha coinvolto anche la popolazione, esperti e un gruppo di accompagnamento. Le tappe del lavoro sono state diverse: dalle linee guida alla pianificazione di test, dal masterplan al progetto indicativo, e per concludere il piano di edificabilità con esame dell’impatto sull’ambiente (piano particolareggiato di utilizzazione). Tutto il processo è stato seguito da una moderazione esterna ed esperti di pianificazione, e ciò si è rivelato essere un fattore chiave per la riuscita della cooperazione. Per la pianificazione di test, i responsabili hanno invitato quattro team interdisciplinari.

Con il cambiamento di destinazione della zona, il valore dell’area aumenta sensibilmente. Grazie alle abitazioni a basso prezzo previste e richieste dal Comune, la zona Papieri promuove l’eterogeneità sociale. Un valore aggiunto per la popolazione deriva anche da utilizzi e spazi aperti accessibili al pubblico. Era importante che il Comune siglasse con i proprietari fondiari un contratto quadro sulla compensazione del maggior valore. Per effetto dell’accordo, il Comune riceve tre terreni da adibire a uso pubblico. I proprietari costruiscono e gestiscono 100 abitazioni a prezzi accessibili secondo le direttive della promozione cantonale dell’edilizia abitativa. Almeno il 25 per cento della superficie deve essere sfruttato per fini commerciali per preservare a lungo termine un certo numero di posti di lavoro.

Le linee guida per l’urbanistica e l’architettura di Cham indicano il percorso da seguire per lo sviluppo della località. Nel 2015 il Comune ha allestito una guida in cui illustra le possibilità di sviluppo di Cham fino al 2035. Il documento è nato con la collaborazione di esperti di urbanistica e architettura del paesaggio e della cittadinanza intera. A Cham si costruisce con un occhio alla qualità ormai da anni: per adeguare le strutture del villaggio allo sviluppo, il Comune ha preso in mano per tempo la pianificazione degli insediamenti. Già all’inizio degli anni 1990 il Consiglio comunale aveva elaborato delle linee guida sugli insediamenti, tanto da ricevere nel 1991 il premio Wakker di Patrimonio svizzero, soprattutto per l’esemplare pianificazione degli spazi liberi. Il testo di oggi porta avanti con grande oculatezza la tradizionale e ottima attenzione per l’insediamento.

Dal 1980 la popolazione di Cham è raddoppiata, giungendo a 17 000 persone. Si tratta di uno sviluppo demografico che porta con sé una trasformazione dell’identità del Comune: non è più un villaggio, non è ancora una città. Il dibattito sull’inquadramento del villaggio si inserisce in uno sviluppo di queste proporzioni. L’immagine di sé della popolazione deve trovare uno spazio in cui riflettersi. I cittadini chiedono alla politica che Cham rimanga un villaggio, e che ciò si veda anche nell’urbanistica. Questo genere di evoluzione, ricca di contrasti, si nota in molti Comuni che gravi-tano intorno a centri urbani o regionali. Le risposte vanno trovate con processi comuni e messe continuamente in discussione.

Il modello partecipativo si è basato su due laboratori. Un’ulteriore occasione per esprimere la propria opinione si è presentata nel quadro di un incontro di collaborazione. Il Comune ha comunicato periodicamente l’avanzamento dei lavori, online e nel suo foglio ufficiale. La trasparenza delle informazioni ha consolidato la fiducia reciproca tra la popolazione e l’amministrazione. L’amministrazione comunale è del parere che la popolazione oggi accetti bene le indicazioni del documento. Ne è un esempio l’attuazione informale già in corso: l’amministrazione e l’ufficio Costruzioni utilizzano già le linee guida per sensibilizzare la popolazione e comunicare con chi ha intenzione di costruire. La necessità per questi ultimi di tenere conto delle linee guida nei loro progetti di costruzione dà ottimi risultati, e già prima della revisione della pianificazione del territorio vengono applicati i principi delle linee guida, su base volontaria e all’insegna della fiducia.

Nelle linee guida la densità costruttiva non è definita numericamente – il documento non sarebbe in ogni caso lo strumento giusto per questo genere di prescrizioni. Vi si trovano, ad ogni modo, delle indicazioni sui luoghi più e meno idonei alla densificazione. Se gli insediamenti sono più densi acquisisce maggiore importanza lo spazio libero. Per questo è particolarmente degna di nota l’indicazione che la densificazione vada pensata a partire dallo spazio libero. Scopo delle linee guida è sensibilizzare, motivare e valorizzare. Quest’ultimo punto è una promessa di qualità, una qualità che sta particolarmente a cuore a Comuni come Cham, il cui insediamento figura nell’Inventario federale degli insediamenti da proteggere d’importanza nazionale (ISOS). Se le raccomandazioni e le indicazioni verranno accolte, molti angoli di Cham vedranno una concreta rivalutazione qualitativa.

Il progresso richiede riflessione e azione, con i quali si giunge alla consapevolezza di dove si trova la qualità. Lungo i valichi si possono vedere benissimo gli effetti di questa cultura dello sviluppo di consapevolezza, applicata nel corso di secoli, anzi millenni. Il Cantone di Uri porta avanti questa cultura della costruzione con grande attenzione.

Ruolo del Cantone: avviare, inventariare, pianificare, controllare
Organi responsabili: Cantone
Esperto in vie di comunicazione storiche: Cornel Doswald
Lavori sul campo e documentazione: Kost + Partner AG
Fonte: Kanton Uri

Lungo le strade che conducono ai passi di Uri si trova ancora in molti punti la sostanza architettonica originaria, protetta a livello regionale se non persino nazionale. Per disciplinare la gestione di questo patrimonio storico è nato il «Concetto di trasformazione dei valichi a Uri», voluto dal Consiglio di Stato per stabilire le regole della futura gestione della sostanza architettonica storica, sempre fonte di discussioni. Il documento si pone come guida e ausilio per pianificare la sostituzione di elementi costruttivi danneggiati e misure di rinforzo su muri di sostegno, ponti e protezioni contro le cadute, in armonia con la sostanza storica e la salvaguardia del paesaggio.

Il concetto è stato elaborato dagli uffici del genio civile e della gestione delle strade nazionali della direzione Costruzioni di Uri, nonché dalla direzione Giustizia di Uri, dall’ufficio per lo sviluppo del territorio e dal servizio di tutela dei monumenti storici, in collaborazione con due consulenti esterni. Si basa sulle diverse opere realizzate e documentate sui quattro valichi di Klausen, Susten, Furka e San Gottardo. I contenuti si possono tuttavia applicare a tutti gli oggetti iscritti nell’Inventario federale delle vie di comunicazione storiche della Svizzera (IVS), per ogni questione riguardante i principi di trasformazione rispettosa dei monumenti e le informazioni su procedura e sovvenzionamento. Il concetto comprende tutto, dalle piccole riparazioni legate alla manutenzione d’esercizio alla manutenzione edilizia, fino all’ampliamento puntuale o sostanziale delle strutture.

Gli interventi sui tratti storici delle strade dei passi di Uri devono in linea di principio ispirarsi a tre obiettivi prioritari. Innanzitutto la conservazione della sostanza architettonica rilevante sotto il profilo della conservazione dei monumenti IVS, originale o aggiunta in successive fasi di ampliamento e di fattura ancora artigianale. Si vuole inoltre creare un’immagine stradale omogenea nei vari tratti, e infine puntare a un’integrazione delicata e discreta delle strade negli insediamenti e nel paesaggio.

Per risolvere eventuali conflitti di obiettivi i processi di pianificazione devono prevedere un accertamento tempestivo della criticità del tratto stradale in questione, poiché in tal caso andrà coinvolto il servizio cantonale di tutela dei monumenti storici. Spesso si possono trovare soluzioni adeguate alla situazione, valide per tutte le istanze coinvolte (tutela dei monumenti, sicurezza stradale, manutenzione); studiare esempi di riferimento (anche nei Cantoni limitrofi e presso il servizio IVS dell’USTRA); sfruttare il margine di applicazione delle norme. Le norme andrebbero applicate «con oculatezza», considerando sempre quanto la misura di costruzione sia adeguata alla situazione e proporzionata, in termini di effettivo carico di traffico, impatto finanziario e rischi per la sicurezza. Sono previsti sussidi per i costi supplementari per progetti che soddisfano i requisiti della protezione dei monumenti storici.

Come dimostra l’esempio di Cressier, lo sviluppo centripeto innova-tivo e di qualità è facilmente praticabile nei villaggi iscritti nell’inventario degli insediamenti d’importanza nazionale. Non è da escludere, peraltro, che proprio per la forte identità di questi luoghi il successo sia più intenso che altrove – un’opportunità per i Comuni ISOS.

Ruolo del Comune: avviare, moderare, realizzare, gestire
Organi responsabili: Comune
Architettura: LVPH architectes Sàrl, Pampigny
Studio d’ingegneria: DMA Ingénieurs SA, Friburgo
Fonte: Hochparterre, Bronzener Hase in Architektur (riservato agli abonati), Articolo 1 PDF, Articolo 2 PDF

Il Tribunale federale ha imposto a Cressier di rinunciare alla delimitazione di ulteriori zone residenziali. Successivamente, nel corso di un’assemblea comunale un giovane del posto ha proposto l’idea di valorizzare il nucleo del villaggio, poco sfruttato. Detto, fatto!
Densificare nella sostanza esistente e farlo con grande riguardo alla cultura della costruzione: è questo il pilastro portante del «Centre du Village» di Cressier. L’idea del progetto è di sigillare lo spazio lento della piazzetta con nuove costruzioni. La giuria istituita per la procedura di concorso ha accolto con grande favore l’apprezzamento dimostrato dai progettisti per il luogo, iconizzato nello slogan «Ritorno al futuro». Ai quattro edifici esistenti se ne aggiungeranno tre di nuovi, ispirati e vincolati per materiali e forma alla sostanza esistente. In questo modo si ottiene una densificazione di alta qualità per il gruppo edilizio, ridefinendo l’insediamento in modo naturale.

Con i loro tetti sporgenti, le costruzioni hanno l’aspetto di un casale cresciuto intorno alla chiesa e al castello. Prima della riqualificazione, il vecchio edificio scolastico veniva utilizzato come capannone. Due fattorie non lontane erano in preda all’incuria. La desolazione si stava, un po’ alla volta, impadronendo del luogo. Il Comune ha preso in mano la situazione, ha indetto un concorso e ricevuto tutta una serie di idee eccellenti.
Fondamentale è il tema dell’integrazione dei nuovi edifici nell’insediamento protetto d’importanza nazionale. Il Comune ha coinvolto subito nel processo il servizio di tutela dei monumenti storici. La procedura garantisce che le qualità esistenti siano riconosciute e prese in considerazione. A Cressier si sta creando un nuovo contesto architettonico senza rovinare il patrimonio esistente. Per instaurare un legame tra gli edifici e intrecciare passato e presente, tutta la pavimentazione degli spazi esterni è uniforme. Il risultato è un luogo che possiede e amplia tutte le qualità dell’originale.

Il Comune ha costruito le nuove abitazioni sia per chi vive nel villaggio che per chi vuole trasferircisi. Cressier ha resistito alla tentazione di vendere le 19 soluzioni abitative a caro prezzo, affittandole invece a una fascia di prezzo media. La tipologia degli edifici è scelta in modo tale che ogni appartamento abbia il proprio ingresso indipendente al piano terra. È una soluzione pragmatica per animare ogni angolo del casale. Il progetto si basa sull’idea di comunità, un’idea sostenuta e vissuta da tutte le parti in causa. Ne è espressione un nuovo edificio che ospita una sala polifunzionale, una lavanderia e la caldaia a trucioli di legno. Un unicum in un luogo in cui il formaggio viene sì prodotto in cooperativa, ma finora l’abitare apparteneva alla sfera privata.

Il progetto si basa sull’idea di comunità, un’idea sostenuta e vissuta da tutte le parti in causa. Ne è espressione un nuovo edificio che ospita una sala polifunzionale, una lavanderia e la caldaia a trucioli di legno. Un unicum in un luogo in cui il formaggio viene sì prodotto in cooperativa, ma finora l’abitare apparteneva alla sfera privata.

Sono molte le strade che conducono a una cultura della costruzione di qualità. Ogni Comune, piccolo o grande, urbano o rurale, deve trovare la propria. Dietikon ha trovato quella più promettente.

Ruolo del Comune: avviare, apportare, valutare, decidere, attuare
Organi responsabili: Comune
Accompagnamento del processo, concezione e attuazione: Denkstatt sàrl, Basilea e Zurigo, in collaborazione con Buser Kommunikation, Basilea, e Frischer Wind, Basilea, Winterthur, Zurigo e San Gallo
Fonte: Hochparterre, Bronzener Hase in Landschaftsarchitektur (riservato agli abonati) Articolo PDF

Il Comune lo chiama «Studio Dietikon». Il vecchio ufficio Costruzioni è il luogo che oggi ospita la cellula germinale della piattaforma di dialogo urbanistico, un mix di improvvisazione e archivio dei processi, crogiolo creativo e passato vissuto.
Dalla fine del 2018 il palazzo ospita temporaneamente anche il personale dell’ufficio impiegato da Dietikon per accompagnare il processo partecipativo di sviluppo urbano. Si tratta di persone che moderano, strutturano e gestiscono un processo con margini di manovra ben definiti, scadenze vincolanti e aree di intervento con sufficiente apertura rispetto ai risultati, in modo che si possa davvero parlare di un punto di partenza, di una nuova concezione della pianificazione e di sé nella politica urbana e negli uffici comunali coinvolti.

Dietikon si trova di fronte a un compito erculeo: rinnovare il centro ma sviluppare dei quartieri con un carattere proprio, densificare entro i confini cittadini, sviluppare gli spazi liberi in modo controllato e orientare le infrastrutture di trasporto alle sfide future. Tutto questo – e la certezza è giunta al più tardi con l’insediamento del nuovo Parlamento locale a marzo 2018 – si potrà conseguire entro tempi utili e nel quadro del bilancio solo con una concezione profondamente innovativa della pianificazione e avvalendosi di sostegno esterno. Perché la resistenza può costare caro, e Dietikon ha già avuto una scottatura nel 2015, quando la maggioranza si è opposta alla ferrovia della Limmattal. Secondo tentativo nel 2018: la rivitalizzazione di Rapidplatz al centro del nuovo quartiere Limmatfeld con un mercato serale ha subito una battuta d’arresto, imposta dalla popolazione che reclamava silenzio.

Come primo compito, nello Studio Dietikon gli obiettivi vengono elaborati insieme a tutte le parti coinvolte. Il calendario mostra un fitto intreccio di eventi pubblici, tornate di feedback, sottoprocessi interni e prodotti come opuscoli informativi, sito Internet, filmati e documenti sui risultati. La popolazione viene coinvolta regolarmente attraverso un «focus group» composto da persone del vicinato, associazioni, imprese, partiti e uffici.
La regolarità è una caratteristica centrale del processo. Per quanto ampio fosse il ventaglio degli eventi, tutti avevano il loro ritmo. Durante la fredda primavera, lo Studio Dietikon in versione mobile ha organizzato sulla piazza del mercato gli incontri di dialogo aperto «Un tè con…», durante i quali i notabili della città, tra cui il sindaco e tutti i consiglieri, hanno incontrato la popolazione per uno scambio di opinioni su un tema. Dalla primavera in poi, il dialogo ha preso la forma di «Una salsiccia con…», con dibattiti sui temi relativi all’attuale sviluppo urbano con l’ufficio Urbanistica. Parallelamente, a partire da gennaio si è svolta la fase «raduno», con l’intento di amplificare la visibilità, entrare in contatto con la popolazione con bancarelle, interventi mobili e brevi interviste video registrate per strada, in negozio, al recinto del giardino.

Il team di elaborazione si è conquistato la fiducia della popolazione attraverso il confronto diretto, e questo è importantissimo. La prospettiva del gruppo esterno di esperti ha da un lato aperto gli orizzonti e dall’altro portato sicurezza nel processo decisionale. La forza del team di consulenza è derivata dalla sua composizione interdisciplinare, con persone specializzate in architettura del paesaggio, pianificazione del territorio, architettura e sociologia. Il successo della piattaforma di dialogo è dimostrato dal fatto che, a quattro anni di distanza, lo Studio Dietikon è richiesto e presente come il primo giorno. Nelle comunità in forte espansione come Dietikon le trasformazioni non si concludono tanto rapidamente. L’importante è che il processo verso il futuro sia originale e arguto.

La trasformazione della fabbrica Hugi a Dulliken, posta sotto protezione come monumento storico, dimostra che le alte qualità legate alla cultura della costruzione sono sostenibili e a prova di futuro. Questo vale sia per gli edifici storici che per quelli nuovi.

Ruolo del Comune: motivare, coordinare, legittimare
Organi responsabili: privati
Architettura: Adrian Streich Architekten AG, Zurigo
Fonte: Hochparterre, Bronzener Hase in Architektur (riservato agli abonati) Articolo PDF

Dulliken, ai piedi del versante meridionale del Giura, è un Comune d’agglomerato di Olten. L’Hugi, come tutti chiamano con affetto l’ex fabbrica di scarpe, fa parte del luogo e della storia di Dulliken. Per il suo carattere e il colore verde tiglio, l’edificio è una delle icone di stile del Cantone. L’estetica funzionale colpisce. Ai tempi d’oro, nella fabbrica di scarpe lavoravano circa quattrocento persone: era uno degli stabilimenti più importanti della zona. Alla fine degli anni 1970 la produzione è stata interrotta e lo stabile della fabbrica è stato chiuso, restando poi in disuso per lunghi anni. Il monumento è caduto in rovina finché non ha ricevuto nuova vita.

Il proprietario della fabbrica si fece costruire lo stabilimento produttivo all’inizio degli anni 1930, con uno scheletro in calcestruzzo a un tempo razionale ed elegante chiamato Hennebique. Una volta ultimata, la costruzione veniva considerata innovativa, dotata com’era di tutti gli impianti di igiene dell’aria e della luce. Lunga un centinaio di metri, si trova in una posizione parallela ai binari ferroviari, direttamente nei pressi della stazione. Sul retro, a nord, l’Hugi si affaccia sul primo livello di terreno sopra il paesaggio dell’Aare tra Olten e Aarau. Sullo sfondo si vede la prima catena del Giura. La fabbrica intesse una relazione più stretta con il paesaggio che con il villaggio, separato dall’area della fabbrica dalla linea ferroviaria.

Alcuni esperimenti di riutilizzo adattativo non hanno avuto successo. Un committente con esperienza nei loft ha acquistato la costruzione per farne principalmente degli spazi abitativi. Il Cantone ha posto l’edificio sotto protezione, come monumento storico. Gli architetti hanno creato sui quattro piani una struttura spaziale rigorosa, realizzando di fronte alla facciata nord un possente ripiano in cemento dal quale si accede ai loft, alcuni sottili, altri larghi. Al secondo piano sono più corti, perché il porticato si trova all’interno. Le pareti in struttura leggera permettono di trasformare i loft in appartamenti con camere, una flessibilità interessante per un tipo di costruzione che in genere si ritiene poco adatto alle famiglie. Queste variazioni fanno del monumento trascurato un nuovo organismo multiforme.

Con la conversione della fabbrica di scarpe in appartamenti e una nuova schiera di attività commerciali si ravviva l’ex area industriale. Alla storia del luogo e della struttura si aggiungono nuovi capitoli, tra i quali la nuova valenza che viene donata all’Hugi e il fatto che la valorizzazione del monumento permetta anche un risparmio di risorse. In tempi di penuria energetica e cambiamenti climatici, questo è un altro fattore a favore di un uso attento della nostra sostanza edilizia.

Quando dei Comuni si fondono si sollevano numerose questioni da risolvere che vanno dalle finanze all’identità locale e regionale, dagli aspetti socio-politici a quelli giuridici. I regolamenti edilizi sono un esempio di questi ultimi: occorre armonizzarli per semplificarne l’applicazione in seguito alla fusione.
Tuttavia, è altrettanto essenziale preservare le peculiarità territoriali che contribuiscono a forgiare l’identità e lo specifico contesto di vita nel villaggio.

Tuttavia, è altrettanto essenziale preservare le peculiarità territoriali che contribuiscono a forgiare l’identità e lo specifico contesto di vita nel villaggio.

Ruolo del Comune: analizzare, inventariare, comunicare, riflettere, prendere posizione
Organi responsabili: Gemeinde Glarus Nord
Progettazione: STW AG für Raumplanung Chur, Ruumfabrigg Architekten GmbH Näfels e Atelier Void Obstalden
Fonte: Räumliche Dorfbilder

Nel 2011 gli otto Comuni di Bilten, Filzbach, Mollis, Mühlehorn, Näfels, Niederurnen, Oberurnen e Obstalden si sono fusi per formare il Comune di Glarona Nord, che oggi conta circa 19 000 abitanti. Questa fusione ha richiesto l’elaborazione di un nuovo piano di utilizzazione comunale. Oltre all’attuazione dei nuovi requisiti della LPT del 2013, si è reso necessario armonizzare gli otto regolamenti della polizia edilizia.

A questo proposito è stata condotta una riflessione approfondita su ogni località, sfociata nel 2023 nella pubblicazione da parte del Comune delle «Immagini degli spazi dei villaggi».

Si tratta di un documento complementare ai regolamenti edilizi che va visto come uno strumento di lavoro aperto e adattabile, destinato principalmente a proprietari, costruttori, servizi comunali e autorità. Per ogni località sono disponibili un rapporto illustrato e una mappa.

Fondandosi sulla convinzione che gli spazi tra gli edifici (strade, sentieri, giardini, piazze e sagrati) sono tra i maggiori fattori identitari di un villaggio, le otto immagini degli spazi di Glarona Nord si soffermano in particolar modo sugli spazi aperti. Propongono dunque un’analisi dettagliata della struttura paesaggistica di ogni località, riassumendo e riportando graficamente gli elementi principali su una rappresentazione assonometrica. Questa mette in evidenza, tra l’altro, i fronti strutturanti dell’edificazione, le cinture verdi, gli edifici di rilievo e la continuità tra spazi aperti. Allo stesso tempo, identifica una serie di settori di complessa integrazione paesaggistica cui sarà dedicato un approfondimento. A queste informazioni si affiancano prospetti e sezioni che riprendono gli elementi strutturanti della topografia e del paesaggio costruito.

Per ogni località è stato svolto un ampio lavoro di censimento tipologico, grazie al quale si è messo in evidenza quali siano le tipologie non solo delle costruzioni (di cui sono stati realizzati degli schizzi, una descrizione sommaria e una mappatura dell’utilizzo) ma anche degli spazi aperti esistenti. L’immagine descrive così diverse realtà che possono variare dai prati dello spazio urbano ai giardini privati, dalle vie storiche o stradine di servizio ai ponti e ai parcheggi.

Sulla base di questa analisi spaziale e paesaggistica, che tiene conto anche del valore patrimoniale e delle logiche funzionali del territorio, alla fine di ogni rapporto viene proposta una valutazione in cui si sottolineano le potenzialità e si identificano degli interventi ordinati per tema.

Gli otto rapporti, formulati in un linguaggio semplice, cercano di sensibilizzare i diversi attori.

I capisaldi della visione globale delle immagini degli spazi dei villaggi in dieci principi guida:

• Rafforzare il paesaggio come elemento di collegamento. Collegare le località.
• Attivare consapevolmente il paesaggio per il tempo libero locale. Sfruttare il potenziale turistico.
• Collegare l’habitat e il paesaggio. Progettare consapevolmente margini e zone di transizione.
• Rafforzare i diversi caratteri dei vari villaggi.
• Mantenere, rafforzare, sviluppare e ricreare l’identità.
• Rafforzare i centri. Promuovere una vita di villaggio vivace.
• Integrare i cambiamenti strutturali nel contesto.
• Progettare le aree di accesso come spazi di incontro e mobilità.
• Progettare insieme lo spazio pubblico. Promuovere l’interazione sociale.
• Collegare tra loro gli spazi privati e pubblici.

Spesso trasformare un edificio è una soluzione più sostenibile rispetto alla sua demolizione e successiva ricostruzione. A seconda dei casi, questa scelta può ridurre i rifiuti edili preservando le risorse esistenti e contribuire alla conservazione del patrimonio culturale.

Ogni anno in Svizzera vengono rilasciati fra i tre e i quattromila permessi di demolizione. Contenere gli sprechi di energia e materie prime è ancora più importante in Svizzera, un Paese con un alto tenore di vita e un grande potenziale di costruzioni trasformabili ed elementi riutilizzabili. Il progetto di Hunzenschwil dimostra come questo sia fattibile in modo semplice ed economico, creando allo stesso tempo un nuovo spazio di qualità destinato all’infanzia.

Ruolo del Comune: avviare, ponderare, salvaguardare, coordinare, pianificare, decidere, attuare
Organi responsabili: Comune di Hunzenschwil
Autori del progetto: Weber Weber Architekten GmbH, Zürich, mit Schmid Schärer Architekten, Zürich
Architettura del paesaggio: Rosenmayr Landschaftsarchitektur, Zürich
Fonte: Hochparterre, Hase in Architektur, Premio (riservato agli abonati) Articolo PDF

Come in molti altri Comuni elvetici, a Hunzenschwil la Posta ha chiuso la sua filiale. Invece di demolire lo stabile, costruito nel 1978, il Comune ha deciso di allestirvi una quinta scuola dell’infanzia, rispondendo così a un’esigenza della popolazione.

La posizione degli uffici postali era ideale, nei pressi del complesso scolastico di Hunzenschwil e nelle immediate vicinanze delle scuole dell’infanzia esistenti. La struttura di base era in ottime condizioni, cosicché è stato possibile ristrutturare l’edificio usando poche risorse e preservando al massimo gli elementi preesistenti.

La nuova struttura scolastica è stata integrata in modo armonico sotto il tetto esistente, mantenendo inalterato l’aspetto esteriore dell’edificio, anche se lo studio di architettura ha dovuto ripensarne la logica per collegarlo alle altre due scuole materne.

All’interno dello stabile l’organizzazione degli spazi è rimasta invariata e completata con pareti in legno disposte obliquamente. Gli impianti tecnici, le superfici e la mobilia sono stati il più possibile mantenuti. Le strutture preesistenti, come lo sportello in pietra, gli armadietti in metallo, la panchina in cemento e la fessura per le lettere sono state riutilizzate in modo creativo, e ora sono diventate un elemento di gioco per le bambine e i bambini.

Il progetto dimostra come un vincolo, ossia la volontà di riutilizzare il maggior numero possibile di elementi preesistenti, possa diventare un punto di forza, una ricchezza che corrobora l’aspetto ludico del progetto.

La riqualificazione energetica dell’edificio non si è limitata all’isolamento del tetto e delle facciate. Soltanto le finestre sono state sostituite, mentre l’isolamento del pavimento è stato rafforzato con la posa del sistema di riscaldamento a pavimento. Il Comune ha scelto di privilegiare le energie rinnovabili collegando l’edificio alla rete di teleriscaldamento, alimentata da pellet di legno provenienti dal bosco comunale. Questa decisione dimostra l’impegno a favore di pratiche eco-responsabili ed è la prova di un approccio globale alla riqualificazione energetica che combina efficienza, fonti rinnovabili e attenzione per l’ambiente.

La cultura della costruzione di qualità non si ferma ai confini locali. Come prima cosa dopo la fusione dei due Comuni, Ilanz/Glion realizza una visione d’insieme del potenziale, nel senso di una pianificazione qualitativa del territorio.

Ruolo del Comune: avviare, mediare, valutare, guidare
Organi responsabili: Comune di Ilanz/Glion
Architettura: Christoph Sauter & Rainer Weitschies, Coira
Fonte: Gute Bauten Graubünden

Quando si guarda alla concretezza, la percezione si può acuire, i temi si possono spostare dal livello generale a quello pratico e le misure e le istruzioni operative si possono discutere in modo vincolante.
Il Comune di Ilanz/Glion, nato nel 2014 a seguito di una fusione, concepisce le linee guida spaziali comunali come un’opportunità per incoraggiare la popolazione a riflettere sul proprio ambiente di vita. Sulla base di un’analisi urbanistica di tutte e 13 le frazioni sono state elaborate proposte precise, ognuna abbinata a un piano d’azione.

Un’ampia procedura di partecipazione, con un’esposizione e dei workshop, ha visto un’accesa discussione dei risultati intermedi. Il processo di partecipazione spiana la strada a una riorganizzazione del regolamento di base, con l’interesse pubblico verso uno spazio vivibile a indicare la via da seguire. Come in molti altri luoghi, è importante che alla fusione dei Comuni facciano seguito una pianificazione congiunta del territorio e l’armonizzazione dei regolamenti di base.

La riscoperta del percorso escursionistico «Via Glion» costituisce il filo conduttore concettuale per valorizzare le peculiarità delle frazioni, diverse delle quali sono iscritte nell’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (ISOS). Nelle linee guida per il territorio si propone un possibile sfruttamento della valenza urbanistica di questi villaggi unici. Allo stesso tempo, il documento presenta tutta la regione seguendo il riscoperto tracciato della Via Glion.

Le linee guida per il territorio di Ilanz/Glion sono considerate esemplari perché in un solo documento si crea una ricca narrativa visiva ottenuta utilizzando vari livelli di scala, dalla veduta aerea, di valore strategico, alle considerazioni urbanistiche e alle attrazioni turistiche. Mostrando progetti indicativi esemplari sul potenziale urbanistico, si comunicano in un linguaggio accessibile alla popolazione – con planimetrie, immagini e testi – gli sviluppi auspicabili in termini di pianificazione territoriale. Le linee guida sono un buon punto di partenza per uno sviluppo ottimale del villaggio.

Il nucleo di Canobbio possiede un grande potenziale per la sua valenza architettonica e spaziale, che il Comune sfrutta abilmente a favore della qualità della permanenza. Negli ultimi trent’anni sono stati rinnovati numerosi immobili privati. Lo spazio pubblico invece, a scapito delle qualità spaziali esistenti, si è unicamente e passivamente adattato al traffico veicolare. Con la riorganizzazione del nucleo si mettono intenzionalmente al centro dello sviluppo le persone, pur senza escludere il traffico motorizzato. Non è «la piazza» a caratterizzare Canobbio ma una pluralità di luoghi o spazi più piccoli, correlati tra loro, che invitano a fermarsi – alcuni più pubblici, altri più riservati. Ogni elemento di questo insieme ha la propria identità.

Rendere nuovamente attrattivo il centro, valorizzando le vie e le piazze e creando così un’identità che ravvivasse i forti valori legati alla cultura della costruzione di Canobbio: questa era la sfida per la riqualifica di questo luogo. L’obiettivo dichiarato del Comune era quello di migliorare la qualità della vita nel centro del paese, restituire la funzione socializzante dei luoghi pubblici e ritrovare quindi un legame tra il luogo e la popolazione – in breve, ripristinare la qualità della vita. Con la riorganizzazione delle piazze vicino alla chiesa è stato compiuto un grande passo in questa direzione.

Il progetto ha comportato una completa ripavimentazione e la trasformazione di sei piazze, ognuna caratterizzata da un «tappeto» di colore diverso. Questi sei «tappeti» disposti sulle nuove piazze formano ora il nuovo «salotto» del nucleo. Una delle principali modifiche atte ad accentuare le piazzette è stata la messa in quota orizzontale mediante scalini e/o muretti. Anche il concetto dell’illuminazione è stato rivisto, mantenendo la tipologia di lampione storico nelle viuzze ma dotandola di nuova tecnologia LED. Un sistema secondario di illuminazione con paletti luminosi accompagna piacevolmente le passeggiate dei pedoni nel nucleo.

Il progetto di valorizzazione nel centro storico anima lo spazio pubblico e inverte la gerarchia automobile-pedone. Le automobili non vengono allontanate del tutto dal nucleo, ma sono comunque i pedoni ad avere la precedenza. Una nuova pavimentazione che si estende da facciata a facciata indica che tutto lo spazio tra gli edifici è pubblico. Come intarsi, in queste superfici trovano posto i «tappeti» di diversi colori e materiali, che conferiscono all’insieme un’atmosfera accogliente: un pezzo di qualità della vita.

Dimostrando sensibilità per la cultura della costruzione esistente e per le sfide del presente, il progetto Pappelhöfe risulta vincente.

Ruolo del Comune: rendere possibile, consigliare, decidere, legittimare
Organi responsabili: privati
Architettura: Rolf Mühlethaler Architekt, Berna
Architettura del paesaggio: W+S Landschaftsarchitektur, Soletta
Pianificazione del territorio: Panorama AG für Raumplanung, Architektur und Landschaft, Berna

Nella Pappelweg viene realizzata una forma abitativa inconsueta. Con il progetto Pappelhöfe una società di edilizia abitativa sta costruendo 68 appartamenti in affitto che si propongono di of-frire livelli eccezionali di qualità abitativa e di vita. L’insediamento si basa su un impianto esistente, radicato nella tradizione delle città giardino. L’insediamento Pappelhöfe conserva gli edifici migliori sotto il profilo della tutela dei monumenti storici, ma ne aggiunge di nuovi proponendo offerte abitative interessanti e di tutti i tipi. La mescolanza di edifici storici (anni 1942–1949) e moderni produce accattivanti piazzette, stradine in cui giocare, giardini e praticelli. Nasce una nuova, piccola città giardino. Per i committenti è importante conciliare ecologia, economia e questioni sociali. Al centro del progetto vi è la sostenibilità, come dimostra l’inconsueto impegno sul piano energetico.

Sei edifici vengono conservati nella loro forma originale, con delicati interventi manutentivi e di ottimizzazione energetica che ne valorizzano il valore testimoniale. Tre nuove case in legno a due piani saranno collocate tra le file di edifici attuali. Quattro edifici a due piani saranno sostituiti da costruzioni di quattro. La tipologia dell’insediamento rimane inalterata ma viene densificata. Cortili, giardini e strade saranno lo spazio d’incontro. I cortili di fronte alle case sono aperti, comunicativi e comunitari.
L’allestimento interno dei nuovi edifici è esclusivamente in legno e rispecchia le condizioni di uno stile architettonico assolutamente prefabbricato che è in pari misura ecologico ed economico.

Per chi investe è importante organizzare i Pappelhöfe e le abitazioni con la maggior eterogeneità possibile, per rivolgersi a generazioni e gruppi di popolazione diversissimi.
La società assume connotati più individualisti. Le persone più anziane sono attive sempre più a lungo e vogliono essere parte della vita sociale. Le forme di vita tradizionali coesistono con schemi di convivenza nuovi. Gli appartamenti di Pappelhöfe si rivolgono a tutti questi progetti di vita, e lo fanno a prezzi interessanti per offrire a un variopinto mix di persone e generazioni un luogo in cui vivere e svilupparsi.

L’approvvigionamento energetico sostenibile si basa su tre pilastri. Gli impianti fotovoltaici sui tetti producono elettricità per autoconsumo. Nella rete di teleriscaldamento Hard è stato trova-to nella zona un partner ideale, che nel vicino Gymnasium Oberaargau genera calore da trucioli di legno senza impatti in termini di CO2. Il resto dell’energia è coperto con fonti rinnovabili al 100 per cento. Oltre a questo, si sta realizzando una stazione di ricarica per auto elettriche dotata di accumulatore per la corrente ottenuta dai propri pannelli solari. Rispetto al riscaldamento tradizionale a gasolio/gas, l’insediamento Pappelhöfe emette 120 000 tonnellate di CO2 in meno ogni anno. L’approvvigionamento energetico avviene quindi all’insegna della sostenibilità e della neutralità carbonica, con un vantaggio a lungo termine anche per gli inquilini.

La gestione del territorio pubblico mira a utilizzare la proprietà fondiaria per produrre un impatto strategico e sostenibile sullo sviluppo del territorio. Le autorità pubbliche hanno il potere di definire i processi di pianificazione, in quanto autorità del settore. Se possiedono terreni o immobili, hanno anche la possibilità di utilizzare le loro proprietà in modo strategico e mirato.

Pertanto, la gestione del territorio costituisce una grande risorsa che consente, ad esempio, di lavorare sulla qualità urbana, sulla programmazione immobiliare o sulla realizzazione di alloggi, per citare qualche esempio.

Ruolo del Comune: Costruire nella sostanza edilizia esistente
Organi responsabili: Comune e privati
Fonte: Densipedia

Il Comune di Laufenburg, nella Fricktal, conta 3700 abitanti da quando nel 2010 si è fuso con il villaggio rurale di Sulz. C’era la necessità di gestire numerosi edifici in stato di degrado o di abbandono, e gradualmente i negozi stavano chiudendo. Tutto ciò andava di pari passo con una situazione finanziaria tesa, caratterizzata da un tasso di aiuto sociale superiore alla media cantonale e dalla minaccia di un aumento della quota di imposte

L’esecutivo comunale ha quindi pensato a un’alternativa all’aumento delle tasse, elaborando un progetto di investimento immobiliare. L’obiettivo era quello di far acquistare immobili al Comune, ristrutturarli o ricostruirli e poi affittarli: i vantaggi si sarebbero visti a vari livelli, anzitutto perché le pigioni avrebbero alimentato le finanze comunali. Inoltre, l’intervento delle autorità pubbliche incoraggia gli investimenti privati nel centro storico, e ciò induce un aumento della popolazione e, di conseguenza, del gettito fiscale.

Nel 2016 è stato lanciato il «progetto di investimento per il centro storico», con lo scopo di riqualificare il patrimonio costruito del centro storico e le costruzioni della località rurale di Sulz. L’obiettivo era chiaramente quello di incoraggiare gli investimenti privati nel settore. Con l’approvazione delle risorse economiche per il progetto, tutta una serie di proprietarie e proprietari privati ha iniziato a investire nei propri immobili.

Grazie al progetto, l’esecutivo comunale può acquistare, ristrutturare o ricostruire immobili per un importo che può arrivare fino a 3,5 milioni di franchi per singolo immobile. Come regola generale si possono acquistare soltanto gli immobili i cui proprietari si presentano al Comune.

Nel 2022 il Comune aveva investito circa 10 milioni di franchi (la metà del credito iniziale a disposizione) in quattro proprietà, due nel centro storico di Laufenburg e due a Sulz.

A parte lo scopo finanziario dell’operazione, è opportuno rilevare che le attività si concentrano su un sito da proteggere di importanza nazionale come Laufenburg. Gli interventi su siti ad alto valore patrimoniale sollevano inevitabilmente la questione della redditività. La risposta di Laufenburg è quella di garantire, nella sua offerta, un alto livello di qualità e una varietà di alloggi. I progetti di trasformazione preservano la sostanza storica della costruzione in questione creando alloggi di grande attrattiva e carattere, come nel caso dell’edificio Adler, un imponente palazzo storico che si affaccia sulla piazza del mercato, nel cuore del centro storico di Laufenburg.

In generale, i progetti si sviluppano attraverso gare, assicurando così la massima varietà possibile per le idee creative e le prospettive, incoraggiando l’innovazione e permettendo anche di identificare le soluzioni più efficaci dal punto di vista finanziario. Ne è un valido esempio il progetto «Wir von der Kleinstadt Vier» a Sulz. Si tratta di una nuova costruzione che offre alloggi da 2,5 a 4,5 stanze, oltre a un appartamento-laboratorio e locali per attività ricreative.

Le costruzioni caratterizzate da una cultura della costruzione di qualità sono vivaci, possono accogliere utilizzi sempre nuovi nel corso dei secoli. Lichtensteig realizza abilmente il potenziale dell’ex municipio – a vantaggio della cultura della costruzione e della qualità della vita.

Ruolo del Comune: avviare, pensare, negoziare, decidere, attuare, festeggiare
Organi responsabili: Comune, associazione «Rathaus für Kultur»
Assistenza tecnica: varie istituzioni e uffici
Fonte: Densipedia

L’amministrazione del Comune rurale di Lichtensteig nel Toggenburgo si è spostata dal municipio al vicino edificio della banca. Un’operazione a prima vista poco spettacolare ma intelligente a uno sguardo più attento. A causa della legge sui disabili LDis, il venerando municipio avrebbe dovuto essere ristrutturato, con ingenti e costosi interventi. I danni alla sostanza architettonica sarebbero stati irreversibili, con un pregiudizio enorme per il valore del monumento. Il Comune ha accettato la sfida, ponderando il da farsi e decidendo infine di trasferirsi con l’amministrazione nell’immobile vicino, accessibile ai disabili, e di destinare il municipio a un altro uso temporaneo.

L’ex municipio è un oggetto da proteggere ricco di storia, adibito dal secolo XVII dapprima a granaio, poi a casa parrocchiale, a locanda e infine a municipio. Destinarlo ora a qualcos’altro ancora non è quindi paradossale, e depone a favore delle qualità dell’edificio. Il riuso adattivo per scopi culturali non richiede interventi nella struttura e nella sostanza del monumento storico, del tutto in sintonia con una gestione sostenibile della sostanza architettonica pregiata. L’ex municipio, iscritto nell’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (ISOS), si trova all’interno del centro storico ed è classificato come categoria di rilevamento A, obiettivo di conservazione A. Riflettere prima di agire conviene dal punto di vista finanziario e della cultura della costruzione.

Utilizzazioni temporanee dell’ex municipio permettono di testare soluzioni da adottare sul lungo periodo: una trasformazione finalizzata a rendere permanente l’uso temporaneo. L’intento a lungo termine del Comune è di adibire il palazzo a scopi culturali e creativi, con la nascita di un ente responsabile solido. Si mira a trovare anche una nuova proprietà. L’intenzione è di diffondere i risultati degli usi previsti per il municipio nelle aree circostanti e contribuire al rilancio e alla valorizzazione di Lichtensteig. Già prima dell’inaugurazione come «Municipio della cultura», diverse iniziative avevano richiamato l’attenzione sull’utilizzo temporaneo come luogo culturale, a integrazione di altre offerte locali e come contributo allo sviluppo regionale nel settore culturale. Il Municipio della cultura nella cittadina di Lichtensteig è un punto nevralgico della multiforme vitalità culturale del Toggenburgo.

L’uso temporaneo è tra i progetti del Comune da diverso tempo, e contribuisce anche all’attuazione della strategia comunale «Mini.Stadt 2025». Lichtensteig ritorna al futuro. Non serve reinventare la località, si tratta solo di prendere coscienza dei suoi punti di forza. Lichtensteig si è sempre distinta per l’unicità delle sue aziende e dell’architettura, per l’ampio ventaglio di offerte culturali e per il coraggio e lo spirito di innovazione della sua cittadinanza. Lichtensteig ha sempre precorso i tempi, nonostante o forse proprio perché è una cittadina compatta e non dispersiva. Questa storia di successo continua con l’ultima decisione sull’ex municipio.

Dall’inizio del XXI secolo la città di Losanna vive uno sviluppo senza precedenti. Mentre si faceva di tutto per produrre alloggi e migliorare le strutture pubbliche e le grandi infrastrutture, lo spazio pubblico è stato a lungo trascurato nella politica urbana, con strade e piazze che sostanzialmente venivano considerate come elementi di supporto alla mobilità. Inoltre, gli studi legati all’elaborazione del piano per il clima hanno messo in evidenza la necessità di adeguare il territorio losannese alle grandi sfide derivanti dai cambiamenti climatici.

La città di Losanna si è perciò concentrata su un’urbanistica tattica nella gestione delle sue strade, allo scopo di attuare e condividere una cultura dello spazio pubblico. Si tratta di uscire da una visione in cui la mobilità è il fulcro di tutto, introducendo una pianificazione globale degli spazi pubblici, trovando il giusto equilibrio tra grandi progetti e interventi locali in scala ridotta e rimettendo le persone al centro dei progetti.

Nel 2021 è stata adottata una strategia di riqualificazione degli spazi pubblici. Oltre ad ampliare le aree pedonali e riqualificare il centro, la città punta ad allestire lo spazio pubblico per chi ci vive piuttosto che per chi lo attraversa, assegnando particolare importanza ai nuclei dei quartieri e alle esigenze della popolazione.

Ruolo del Comune: ascoltare, valutare, sostenere, Avviare il processo di riflessione, co-creare (progettazione e realizzazione) il progetto di riqualificazione con la popolazione residente
Organi responsabili: Città di Losanna, Servizio per la mobilità e la pianificazione degli spazi pubblici
Progettazione: Graines d’idées per l’accompagnamento del processo partecipativo (progettazione e lavoro partecipativo); Studio di architettura M-AP per la stesura del progetto di allestimento
Realizzazione: Popolazione locale (in parte)
Fonte: Flaneur d’Or, Auszeichnung

La città va considerata nella sua interezza: serve perciò una politica globale che comprenda in particolare mobilità, spazi pubblici e ambiente. Per restare all’ascolto della popolazione, lo spazio pubblico viene affrontato come uno spazio di co-creazione: insieme vengono immaginate zone conviviali. La riqualificazione di Rue des Echelettes è parte di questa volontà di mettere l’utenza al centro delle riflessioni.

Il progetto per la pedonalizzazione della via è nato da una richiesta della cittadinanza (petizione firmata da 302 abitanti) e dal programma «Rues vivantes» («Strade viventi») della città di Losanna, finalizzato segnatamente alla creazione di ambienti di sosta conviviali nel cuore dei quartieri, pensati per l’intera popolazione. Un’attenzione particolare viene riservata alle aree destinate all’infanzia negli spazi pubblici.

Per progettare il futuro di questa strada la città, in qualità di promotrice del progetto, ha deciso di coinvolgere la popolazione attraverso un processo partecipativo abbinato a tre workshop.

Il primo, dedicato alle riflessioni sul futuro della strada, ha portato all’identificazione delle esigenze e dei desideri per il progetto. Le persone coinvolte hanno presentato diverse idee per rendere Rue des Echelettes pedonale e vivace: creare uno spazio fluido e conviviale e un’oasi verde, proporre allestimenti mobili, flessibili e multifunzionali, realizzare una via ludica e ampliare il perimetro pedonale oltre la strada.

Sulla base del primo workshop, lo studio di architettura ha proposto tre scenari che sono stati discussi con una quarantina di abitanti in un secondo workshop.

Con un terzo incontro è stato poi presentato il piano degli allestimenti temporanei.

Precedentemente utilizzata al cento per cento dalle automobili, ora questa via è interamente pedonale. Metà asfalto e metà giardino, presenta due zone. Un’area senza asfalto, sul lato più soleggiato, accoglie la vegetazione. Questo giardino propone di mostrare come avviene la trasformazione del suolo. Dirimpetto, un’area asfaltata dipinta invita al gioco, favorisce l’attraversamento quotidiano della popolazione e consente l’accesso eccezionale dei veicoli di soccorso.

Questo allestimento transitorio su piccola scala è diventato realtà con l’aiuto concreto della sua principale utenza: una cinquantina di abitanti si è messa all’opera per produrre la metamorfosi, realizzando una parte degli allestimenti nel corso di tre giornate di cantiere partecipativo.

Inaugurata a settembre 2021, nei mesi successivi la riqualificazione è stata oggetto di valutazione, portando alla conferma che ora si tratta di una vera e propria strada vivente per il pubblico diversificato del quartiere: è più frequentata, permette nuovi incontri e i vari eventi organizzati vedono un alto tasso di partecipazione. L’unico inconveniente segnalato è il rumore delle risate e delle grida dei bambini, che possono disturbare alcune persone.

Lo stato degli ecosistemi acquatici è quello in assoluto meno naturale. La politica svizzera in materia di protezione delle acque mira a rivalorizzare i corsi d’acqua e le rive lacustri attraverso la demarcazione di uno spazio sufficiente attorno agli stessi, l’attuazione di misure di rivitalizzazione e la diminuzione dei danni ecologici provocati dallo sfruttamento della forza idrica.

Ruolo del Comune: avviare, interrogare, collegare, collaborare, convincere, realizzare
Organi responsabili: Città di Lugano, Cantone Ticino
Progettazione: Officina del Paesaggio Lugano (Architettura del paesaggio); Rinaldo Passera, Lugano (ingegnere); Luca Paltrinieri, Lugano (Biologo); Urs Luechinger, Pregassona (Geologo).
Fonte: BAUKULTUR: QUALITÄT UND KRITIK

Nel 2004 la Città di Lugano ha indetto un concorso di idee per riqualificare la foce del fiume Cassarate, in passato incanalata. Cercando una risposta efficace alla necessità di proteggere la città dalle inondazioni, il progetto premiato apporta vantaggi significativi. Il suo obiettivo principale è quello di rendere accessibile alla popolazione un’area della città che prima non lo era. Ampliando la superficie di un parco esistente, crea uno spazio verde pubblico di qualità, offrendo così nuovi percorsi per passeggiare favorendo al contempo lo sviluppo della biodiversità. Nel suo complesso, questa iniziativa segna un importante passo in avanti integrando riflessioni in materia ambientale e sulle attività ricreative, rafforzando altresì la resilienza della città ai fenomeni naturali.

Dopo che il Comune aveva approvato lo stanziamento di risorse, il progetto si è scontrato con una forte opposizione locale, con la formazione di un comitato referendario. L’origine di tale situazione si deve in ampia misura alla carenza di partecipazione e informazione sul progetto: lo studio premiato ha quindi deciso di intervenire con impegno sulla comunicazione, ed è stato costituito anche un comitato interpartitico di sostegno all’iniziativa. Il dibattito si è protratto per diversi mesi, offrendo l’opportunità di affrontare apertamente le sfide legate al progetto, in particolare per quanto riguarda lo spazio pubblico e la densificazione della nuova grande Lugano.

Nonostante l’intensa opposizione politica, il progetto «Foce del Cassarate» è stato approvato, benché con una risicata maggioranza del 50,6 per cento. La foce è stata sistemata per una lunghezza di 450 metri e aperta alla popolazione nel 2014.

La sistemazione del parco è stata finanziata dalla Confederazione, dal Cantone Ticino e dalla Città di Lugano. Un sistema di sussidi consente a questo tipo di progetti di beneficiare del sostegno della Confederazione destinato alle opere di protezione contro le inondazioni.

Il progetto «Foce del Cassarate» ha ridato vita a un punto centrale della città, migliorando sensibilmente i percorsi pedonali e ciclabili della zona. La nuova passerella permette di raggiungere il centro città dai quartieri di Cassarate e Castagnola senza più usare il ponte della trafficata strada cantonale. Il progetto ha permesso anche di ampliare l’area ricreativa del Parco Ciani.

Oggi la popolazione si è riappropriata di un luogo prima abbandonato, grazie alla creazione di passerelle in legno a filo d’acqua, panchine, una piazza, una spiaggia, gradinate in pietra ecc. Adesso la zona è molto frequentata, a riprova del successo della sua trasformazione. La messa a disposizione di questo spazio libero apre la strada a una possibile densificazione a lungo termine dei quartieri limitrofi, sottolineando così l’importanza di questa iniziativa per lo sviluppo armonioso della città.

In Svizzera le cooperative di abitazione di utilità pubblica sono i principali attori della gestione di alloggi senza scopo di lucro e vengono spesso descritte come una forma alternativa a metà strada tra la proprietà e la locazione. Tra i maggiori benefici per chi ci vive vi sono un alto livello di sicurezza dell’alloggio e diritti di partecipazione e gestione democratica. Le pigioni sono vantaggiose, in media con un risparmio del 20 per cento rispetto al mercato libero. Gli edifici e i complessi residenziali delle cooperative di utilità pubblica restano solidamente al di fuori di ogni meccanismo speculativo e promuovono la coesione sociale e quartieri sostenibili, ecologici e vivaci. La solidarietà è un valore importante e le cooperative esplorano soluzioni innovative e nuove forme di convivenza.

In Svizzera, i progetti di edilizia cooperativa sono confrontati con due problemi iniziali: la ricerca di terreni edificabili e il finanziamento del progetto. Sebbene i terreni siano spesso messi a disposizione delle cooperative dai comuni o dai cantoni, il caso di Weiermatt offre un’alternativa. In questo caso, è stato un proprietario privato a volere la creazione di una cooperativa sul suo terreno.

Ruolo del Comune: autorizzare, legittimare
Organi responsabili: Cooperativa Lägern Wohnen
Architettura: Gut&Schoep Architekten GmbH
Fonte: Hochparterre (paywall), Articolo PDF

Fino agli anni Cinquanta, i villaggi di Lupfig e Birrfeld erano ancora paesi agricoli abbastanza preservati dal punto di vista urbanistico. Negli anni Sessanta la costruzione a Birrfeld di un opificio, impresse una spinta allo sviluppo. In risposta a questa crescita, il Cantone incaricò Hans Marti di elaborare una visione territoriale: la proposta del celebre architetto fu quella di realizzare una città-giardino utilizzando costruzioni di dimensioni graduate.

Questo progetto fu realizzato solo in parte, e negli ultimi decenni gli spazi vuoti sono stati occupati da case unifamiliari, a parte una grande particella triangolare al centro del quartiere delle ville che nel 2016 era ancora libera. È su questo terreno di 4270 m2, all’estremità occidentale del nucleo del villaggio di Lupfig, che si è sviluppato il quartiere cooperativo Weiermatt. La sfida del progetto consisteva nel trasferire il concetto di cooperativa di abitazione, più comune nelle aree urbane dense, in un ambiente rurale in cui sono piuttosto le case unifamiliari a rappresentare la normalità.

La proprietaria dell’ampio fondo triangolare inedificato intendeva realizzare una costruzione a pigione moderata con un’architettura di qualità che favorisse la convivenza. Attraverso un contratto di diritto di compera, ha previsto di cedere il suo terreno a un prezzo vantaggioso a una cooperativa che adempisse le sue condizioni, e cioè: l’organizzazione di un concorso di architettura conforme al regolamento SIA, il coinvolgimento della proprietaria nella redazione del programma del concorso e la sua partecipazione come membro della giuria.

Solo dopo aver ottenuto il permesso di costruzione la cooperativa ha potuto esercitare il diritto all’acquisto della particella.

Il progetto di costruzione del quartiere di Weiermatt ha preoccupato alcune persone che vivevano nella zona. Si temevano un forte impatto sulla natura, congestione viaria e intensificazione del traffico, e quindi un pregiudizio per la qualità della vita tipica di un villaggio.

Raggruppati nell’associazione IG Weiermatt, alcuni vicini si erano opposti al progetto, sostenendo che la costruzione massiccia e non permeabile non si integrasse nel loro quartiere. Il permesso di costruzione è infine stato rilasciato dalle autorità e non vi è stato alcun ricorso a tale decisione.

Una parte del vicinato si è poi comunque trasferita nei nuovi appartamenti cooperativi, favorendo così una mescolanza sociale e di età. Questa varietà era uno degli obiettivi iniziali della cooperativa. Chi ora vive nei nuovi edifici può avvalersi anche del sostegno di una portineria sociale per avviare riunioni e gestire l’area comune e l’appartamento degli ospiti.

Nonostante le opposizioni iniziali, il progetto sembra aver dato vita a una comunità diversificata in cui regna un senso di coesione e le persone coinvolte sono soddisfatte del risultato.

Il progetto Weiermatt conta 29 appartamenti di varie metrature, da 2,5 a 5,5 stanze. Questo miscuglio di alloggi è attraente per le persone di diverse età e fasi della vita. Per favorire gli scambi tra abitanti, ogni appartamento è dotato, oltre alla porta d’ingresso, di una porta sul balcone che collega la cucina agli spazi comuni di passaggio. Il grado di riservatezza può essere scelto a piacimento, ad esempio tirando una tenda, e l’orientamento multiplo non fa mai venir meno la luminosità. In questo modo, l’utilizzo degli spazi condivisi diventa una possibilità lasciata alla volontà della singola persona.

La cultura della costruzione è anche cultura della pianificazione. Lupsingen dimostra che pianificare significa trasformare e che questo processo legato alla qualità della vita può dare risultati esemplari.

Ruolo del Comune: lottare, pensare, essere aperti, decidere, applicare
Organi responsabili: Comune
Consulenza sulle strutture abitative per la terza età: ETH Wohnforum
Accompagnamento concettuale: arco plus ag, Rheinfelden
Progettazione del parco giochi: Rudolf Spielplatz AG, Sommeri
Fonte: Densipedia

Lupsingen si trova nell’Oristal, circa sei chilometri a sud-ovest di Liestal. Per molti anni nel Comune non c’è stata una piazza: la gente si incontrava alla latteria vicino al municipio, non lontano dal parco giochi e dalla sede locale dei pompieri. Ma il punto vendita del latte ha chiuso, e quando poi è stata dismessa anche la sede dei pompieri, il nucleo rischiava di restare orfano – un vuoto che il Consiglio comunale non voleva accettare: ha organizzato allora un concorso per la piazza del villaggio, fatto ristrutturare il palazzo dei pompieri e ottenuto che Volg ci collocasse una sua filiale. Il dinamismo del centro ha infine agito da calamita per la popolazione, che con grande passione ha modernizzato il vecchio parco giochi. Grandi e piccini ora si rallegrano per la valorizzazione del nucleo del villaggio.

Nei villaggi rurali il cambiamento strutturale ha molte sfaccettature. Lupsingen è un esempio delle tante comunità rurali che devono affrontare queste sfide. Nello stesso anno in cui ha chiuso la latteria, alla periferia del paese è stato inaugurato il nuovo edificio scolastico. Il Cantone ha quindi comunicato che la strada principale sarebbe stata risanata e infine si è svuotata anche la sede dei pompieri, a seguito di una fusione dei corpi di vigili del fuoco. Ma il fattore determinante per decidere di aumentare l’attrattiva del nucleo è stato l’invecchiamento della popolazione, unito a una decisione da prendere: il Comune deve fornire uno spazio abitativo adeguato alle esigenze della terza età?

Una riflessione sul futuro ingaggiata con la cittadinanza ha portato alla luce una chiara presa di posizione: no a un’accelerazione del traffico nel centro del paese, no all’allargamento della Liestalerstrasse come previsto dal Cantone. Piuttosto: ravvivare il nucleo, dare certezza al negozio del paese e creare una piazza. Anche il tema delle strutture abitative per la terza età ha ricevuto nuovo impulso. In una focosa assemblea comunale si è deciso di abbattere la latteria accanto alla casa comunale: l’atto di liberazione. L’assemblea ha autorizzato il Consiglio comunale ad acquistare due particelle edificabili, ideali per realizzare abitazioni per anziani. Idealmente, le due particelle sarebbero state adiacenti a quelle del Comune in cui si trovavano l’ex sede dei pompieri e l’amministrazione comunale.

Già da tempo i vigili del fuoco comunali segnalavano difficoltà nel reperire nuove leve, e ciò aveva portato alla decisione di riunirsi in un’associazione unica con altri cinque Comuni. All’associazione il palazzo di Lupsingen non serviva, così che contro ogni aspettativa un immobile comunale, distintivo dell’insediamento e protetto come monumento storico, si trovava a giacere inutilizzato sulla nuova piazza del paese. Il Consiglio comunale non ha perso tempo: se ne vanno i vigili del fuoco, accogliamo un negozio – l’edificio protetto si poteva usare per un’attività commerciale. Il dettagliante in questione garantisce da tempo la disponibilità di beni d’uso quotidiano per la popolazione locale, perché combina panificio, macelleria e ufficio postale. Nonostante la sua importanza, si trovava in difficoltà, perché la posizione originale era pessima. Stava in realtà per chiudere, messo in ginocchio da un incendio scatenato da una ragazzata. La nuova sede sulla piazza è stata un’ancor più felice coincidenza.

L’ora completato progetto «Route de Prévessin» illustra in modo esemplare come direttive astratte e sovraordinate possono tradursi in misure concrete. Queste misure sono state attuate e risultano in una valorizzazione per la popolazione, l’agricoltura e il paesaggio.

Ruolo del Comune: coordinare, moderare, concordare, decidere, attuare e applicare
Organi responsabili: Comune
Architettura del paesaggio: apaar, Ginevra
Fonte: Hochparterre, Hase in Landschaftsarchitektur, premio (riservato agli abonati) Articolo PDF

Un tratto distintivo del Cantone di Ginevra è il suo mix di città dall’afflato internazionale e spazio rurale ben conservato, con numerose attività agricole e vitivinicole. Per effetto della forte pressione urbana, fin dagli anni 1970 enti pubblici e privati hanno sviluppato tutta una serie di procedure, mezzi, progetti e misure per rendere possibile la salvaguardia e la valorizzazione dello spazio rurale. Così facendo hanno saputo mettere in atto provvedimenti utili per il patrimonio culturale paesaggistico, per le generazioni presenti e quelle future. Il piano direttore del Cantone contiene un foglio di coordinamento incentrato sul paesaggio, il cui rispetto deve essere il caposaldo della pianificazione.

Meyrin si trova a ovest di Ginevra, direttamente al confine con la Francia. In questo Comune d’agglomerato, dal celere sviluppo, si incontrano senza soluzione di continuità quartieri moderni, zone agricole, l’aeroporto di Ginevra e riserve naturali. Con il progetto d’agglomerato «Paysage 2012» la città di Meyrin ha sviluppato, con l’aiuto di esperti, la «Route de Prévessin», una passeggiata che si muove tra paesaggio e agglomerato. Un primo tratto è stato realizzato come elemento di una visione d’insieme incentrata su una coesistenza pacifica tra i nuovi abitanti, l’agricoltura e il paesaggio. La pista pedonale e ciclabile di ottocento metri si snoda attraverso vari spazi aperti e sensibilizza gli abitanti dell’agglomerato sulle peculiarità paesaggistiche che possono scoprire davanti alla porta di casa propria: campi, boschi, parchi, fattorie.

Nel progetto di risanamento stradale di Prévessin, la carreggiata viene ristretta per indurre una velocità più moderata. Si eliminano pietre miliari e chicane per ripristinare il carattere agricolo delle strade di campagna. Si introduce una gestione di flussi di mobilità delicati e motorizzati, si proteggono meglio le colture agricole e si piantano siepi. Trasformando il vecchio ufficio doganale in una sala riunioni e installando panchine per chi cerca un momento di relax si valorizza il paesaggio. L’esempio mostra che un progetto stradale può andare oltre l’aspetto della costruzione.

Il progetto di pianificazione a lungo termine dello spazio agricolo punta a fondere agricoltura, paesaggio, aeroporto e strutture urbane, rafforzando il carattere dei luoghi. Sono stati introdotti vari provvedimenti per migliorare il paesaggio, agevolare la mobilità dolce, canalizzare l’uso dei percorsi e facilitare l’uso agricolo del suolo. Quale Comune non ha un potenziale del genere?

I percorsi sono connessioni tra le cose o le persone. Rappresentano un’alta forma di comunicazione. Indicano delle direzioni e trasmettono obiettivi reali e simbolici. Mollis ha conservato la sua bellezza e attrattiva abitativa attraverso la consapevolezza e l’impegno, manifestati in particolare nella gestione dei sentieri.

Ruolo del Comune: sostenere, esaminare, approvare, attuare
Attori: fondazione Pro Mollis
Fonte: Flaneur d’Or

Il Comune di Mollis si trova ai piedi del Kerenzerberg e figura nell’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (ISOS). Osservando la compattezza del reticolo di vicoli e dell’insediamento interno, la sua ricchezza architettonica e spaziale ben vivibile, ben si comprende perché il nucleo del villaggio sia degno di protezione. Preponderante nel giudizio è il basso numero di costruzioni recenti che disturbino l’immagine. Desta ammirazione la fitta rete di sentieri, così come il gran numero di fontane, alcune delle quali di alta qualità. L’insediamento di Mollis si pone in contrappunto con il sistema a griglia del capoluogo, ricostruito secondo uno schema uniforme dopo l’incendio del 1861.

La fondazione Pro Mollis è stata fondata nel 1996 allo scopo di preservare ciò che c’è di buono nel vecchio e plasmare bene il nuovo. Oggi è risaputo che lo spazio libero riveste una grande importanza per la qualità abitativa e della vita delle persone. I sentieri e le piazze sono sempre più elementi di attrattiva per i Comuni. Mantenere le reti di traffico lento esistenti e realizzare nuove costruzioni e impianti di alta qualità nello spazio libero: la fondazione si è lanciata verso questo obiettivo. Alcune strade e alcuni sentieri del nucleo sono di importanza nazionale in quanto iscritti nell’Inventario federale delle vie di comunicazione storiche della Svizzera IVS, altre sono di importanza regionale o locale.

A Mollis, in maniera esemplare e con grande impegno personale, si è pianificata la totalità degli spazi pubblici con attenzione e un occhio al lungo periodo. Con interventi apparentemente contenuti si è ottenuto molto per una trasformazione rispettosa del luogo e della popolazione residente. Lo si vede nell’approccio alla fontana ottagonale del noto architetto glaronese Hans Leuzinger, che con nuova naturalezza si trova ruotata rispetto all’asse della strada principale. O nelle originali pavimentazioni semicircolari della strada principale, dove le stradine laterali si inseriscono nello spazio stradale. L’intera immagine dell’insediamento è caratterizzata da interventi come questi, poco appariscenti ma gradevoli e in armonia con il traffico pedonale.

Una punta di diamante è lo Jahreszeitenweg, lo stretto «sentiero delle stagioni» che attraversa i campi e costeggia i giardini alle spalle delle case che si affacciano sulla strada principale. In molti Comuni svizzeri ci sono vie di accesso posteriori di questo tipo, sacrificate per consentire un transito veicolare oppure trascurate e poi cadute nell’oblio. Lo Jahreszeitenweg era una di esse, ma ora è stata riattivata come tragitto scolastico e percorso ricreativo. In questo senso, il progetto «Jahreszeitenweg» di Mollis è un appello agli altri Comuni, affinché scoprano e attivino questi collegamenti pedonali presenti sul loro territorio ma interrotti e dimenticati.

Le linee guida sono lo strumento strategico per procedere alla revisione del regolamento di costruzione e utilizzazione. Le visioni, come le linee guida, sono utili per le decisioni di sviluppo insite negli strumenti vincolanti per i proprietari fondiari, in relazione a quartieri, singole particelle e spazi esterni.

Ruolo del Comune: avviare, studiare, gestire, decidere

Organi responsabili: Comune

Pianificazione del territorio: Büro Van de Wetering Gmbh, Zürich

Source: Densipedia

Il Comune argoviese di Münchwilen rivede la propria pianificazione del territorio. La meta del viaggio è stata scritta in un modello di sviluppo territoriale la cui genesi è avvenuta tutt’altro che a porte chiuse. Il Comune ha infatti invitato un ufficio di pianificazione che avesse uno sguardo dall’esterno, convogliato le conoscenze locali della popolazione e impiegato una consulenza comunale esterna. Ne sono risultate delle linee guida chiare e comprensibili.

La struttura spaziale di Münchwilen è il tipico esempio di un Comu-ne residenziale di piccole dimensioni. La parte storica dell’insediamento si concentra lungo il torrente, che scorre verso nord dal monastero ai margini del bosco, sopra il villaggio. Sul pen-dio che si sviluppa verso est si trovano case unifamiliari, ancora con molto verde tra l’una e l’altra. Ai piedi del pendio il terreno si ap-piattisce. Ai margini del Sisslerfeld si trova la zona commerciale e industriale comunale. La strada cantonale separa dal resto del vil-laggio il tragitto dell’autostrada A3 e della linea ferroviaria Basilea-Zurigo.

Come prima cosa il Consiglio comunale si è posto una domanda pratica ma decisiva: da chi farsi seguire nell’elaborazione delle linee guida? Sarebbe stato ovvio e allettante collaborare con il pianificatore locale di lunga data.

Il Consiglio comunale si è espresso deliberatamente contro l’idea, preferendo una netta separazione tra strategia e operatività. In altre parole: il lavoro strategico alle linee guida andava svolto da un ufficio che non venisse dalla Fricktal e quindi potesse apportare una visione esterna e nuova di Münchwilen.

Un primo e importante passo è consistito in una camminata: tutti i responsabili, insieme al Consiglio comunale, hanno visitato i punti nevralgici dello sviluppo, come la via di transito attraverso la locali-tà, parlando dei futuri progetti di costruzione e confrontandosi sulle possibilità di sviluppo del Comune. Sulla base delle osservazioni e delle esperienze, gli specialisti di pianificazione hanno poi stilato un rapporto di base sui temi essenziali e sulle questioni relative al futu-ro del Comune.

Il secondo grande passo: il coinvolgimento della popolazione. Un sabato mattina il Consiglio comunale ha invitato tutta la popolazio-ne nella palestra del paese. Anche per questo evento il Consiglio comunale si è fatto aiutare, nello specifico da un gruppo di consu-lenti comunali esterni cui ha affidato la moderazione. In questo modo i consiglieri stessi hanno potuto apportare il proprio contribu-to come partecipanti al processo.

Dopo la manifestazione e sei workshop si è trattato di elaborare gli input raccolti e farli confluire nelle linee guida. Pilastro portante: la chiarezza. Per quanto possibile, i testi sono sintetici, i piani e i grafi-ci chiari e comprensibili. La visione per il futuro mostra il possibile sviluppo territoriale del Comune sulla base di un processo ragiona-to.